Loretta Amadori
fondatrice e presidente

C’è chi costruisce case di mattoni e chi preferisce costruire luoghi invisibili ma essenziali: legami, visioni, possibilità.
Loretta ha dato vita alla Fondazione LAM come si coltiva un giardino: con cura, fiducia e uno sguardo che sa riconoscere nel presente i semi del futuro.
Nata a Cesena, è erede di una storia imprenditoriale profonda — quella del Gruppo Amadori, fondato dal padre Francesco — ma ha scelto un cammino proprio, dove arte e cultura diventano strumenti per immaginare un mondo più aperto, più giusto, più inclusivo.
Formatasi in graphic design all’ISIA di Urbino, ha abitato altre geografie e linguaggi: Barcellona, le case editrici, i progetti sociali e culturali, le identità visive nate in ascolto di organizzazioni, persone, comunità.
Danza, teatro, scrittura, ceramica, fotografia, ogni esperienza è una traiettoria che si intreccia alle altre, in un continuo ritorno alla domanda: come possiamo prenderci cura del nostro tempo?
Attenta alla comunità, sostenitrice di numerose realtà associative impegnate nel sociale e nella cultura, Loretta viaggia, osserva, ascolta. Ama il design, le arti visive e performative. E, soprattutto, è sempre alla ricerca di nuovi orizzonti di senso. Nuovi modi di essere nel mondo.
Alberto Masacci
direttore generale

Ci sono persone che sanno riconoscere i nodi invisibili che tengono insieme le cose: visioni, risorse, persone. Alberto Masacci è una di queste.
Generatore di idee, ha dedicato oltre trent’anni a costruire ponti tra chi sogna e chi può partecipare a realizzare quei sogni: tra cultura, impresa, arti contemporanee, società civile. Il suo nome è legato allo sviluppo del fundraising in Italia, alla creazione di luoghi dove la filantropia e il mecenatismo diventano strumenti di trasformazione sociale.
È cofondatore di The Fund Raising School (1999), la prima scuola universitaria italiana dedicata al fundraising, e dell’Associazione Italiana Fundraiser, di cui è stato presidente per due mandati. Ha insegnato in università, dato vita a gruppi di ricerca pionerisitici, formato e promosso le carriere di molti giovani, fatto crescere progetti, dato voce a pratiche di responsabilità sociale e di welfare culturale che hanno trasformato il modo in cui moltissime organizzazioni si relazionano ai beni comuni per il benessere collettivo.
Dal 1996 al 2003, l’incontro con Isabella Seragnoli lo porta a guidare l’area non profit del suo family office, aprendo nuovi orizzonti alla filantropia in Italia. Da allora ha offerto idee, strategie, visione a numerose istituzioni pubbliche e private — musei, fondazioni, centri d’arte, associazioni — tra cui Arte Continua, Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, Unipolis, Alma Mater, Cinemovel, MAXXI, Macro, Polimoda, Sandretto Re Rebaudengo, Museo Carlo Zauli, Via Farini, Museo LAC, WWF, Italia Nostra, Fabbrica del Vapore e molti altri.
Alberto è sempre alla ricerca di nuovi modelli per rendere sostenibile e fruibile la produzione artistica e culturale del nostro tempo.